martedì 22 gennaio 2008

“Gli inceneritori sono fabbriche di veleni evitabili”


L’oncologa dottoressa Patrizia Gentilini (Isde-Medici per l’Ambiente) che insieme al professor Federico Valerio dell’Istituto Tumori di Genova ha partecipato ad un convegno organizzato dai Comitati Salute e Ambiente, parla degli effetti sulla salute umana degli inceneritori di rifiuti e delle alternative possibili fino a Rifiuti Zero come in California.

In queste settimane abbiamo sentito politici, opinionisti affermare che gli inceneritori, o termovalorizzatori come li chiamano con una parola inventata tutta italiana, farebbero adirittura “bene alla salute”. E’ così?

“Assolutamente no. Gli inceneritori sono delle fabbriche di veleni inutili dei quali possiamo fare assolutamente a meno. Porre il problema dei rifiuti come scelta tra inceneritore e discarica è come costruire una casa cominciando dal tetto”

Perché ?

“La politica dei rifiuti prevede inanzittutto la riduzione, il riciclo ed il riuso. Il cosiddetto recupero energetico per l’Unione Europea non è la combustione di rifiuti indifferenziati . Il recupero energetico si può ottenere anche con trattamenti meccanico biologici senza combustione.
Inoltre come ho visto io di persona in un centro riciclo del trevigiano, dalla parte non riciclabile dei rifiuti rimasta dopo le raccolte porta a porta con processi di estrusione e senza bruciare si possono ottenere materiali utili e riutilizzabili in edilizia”

Lei quindi crede nella proposta Rifiuti Zero già adottata da grandi realtà degli Stati Uniti come San Francisco in California
(http://www.sfenvironment.org/our_programs/overview.html?ssi=3 ) o la stessa Fresno

(http://www.fresno.gov/Government/DepartmentDirectory/PublicUtilities/SolidWaste/Recycling/Zero+Waste.htm ) nella industrialissima Silicon Valley ?


“Assolutamente sì. Se vogliamo uscire da questa finta emergenza, dobbiamo metterci in testa che i rifiuti non sono un problema ma sono una risorsa, una ricchezza sono materiali da non sprecare o distruggere. Solo ripensando bene l’ultima parte di questa catena malata possiamo pensare di uscire da questa problema nel quale siamo immersi”.

Ma torniamo sul piano degli effetti della salute. L’Ordine dei Medici dell’Emilia Romagna ha presentato un esposto ed un appello affinché in Regione non vengano più realizzati inceneritori facendo andare su tutte le furie il ministro Bersani. Centinaia di medici hanno firmato appelli sia in Romagna e recentemente anche a Piacenza.

“Abbiamo fatto solo il nostro dovere applicando, di fronte a centinaia di studi che dimostrano la correlazione tra inceneritori e malattie, il principio di precauzione. In queste settimane invece ho sentito da parte di politici ed opinionisti affermare cose senza alcun fondamento scientifico. Con politici e giornalisti tv che facevano i medici senza averne i titoli…Vorrei ricordare che proprio qualche giorno fa anche il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Medici di Francia ha chiesto una moratoria sugli inceneritori. In più vorrei aggiungere un'altra cosa legata proprio al nostro territorio”


Prego

“Viviamo nella Pianura Padana siamo una delle aree più inquinate del pianeta. Abbiamo una riduzione della speranza di vita alla nascita causata dalle polveri sottili Pm 2.5 . Una riduzione che secondo i dati dell’Unione Europea come minimo di due anni e mezzo con un danno che è tanto maggiore per le donne. Non possiamo permetterci di aggiungere altri veleni dobbiamo ridurre il carico inquinante”

Ma da parte di politici e conduttori di trasmissioni tv ed opionionisti è stato affermato che non esistono studi che provano la correlazione tra inceneritori e malattie.

“Non è vero. Porto un esempio. Un recente studio fatto a Coriano, ha mostrato un aumento del rischio di morte nelle donne che hanno riseduto almeno 5 anni nel raggio di 3 chilometri e mezzo dagli inceneritori di quella zona con un rischio anche di morte per alcuni tumori fino al 54%. Di studi così nel mondo ce ne sono moltissimi e vorrei ricordare una frase del oncologo professor Lorenzo Tomatis (http://it.wikipedia.org/wiki/Lorenzo_Tomatis ), già presidente dell Agenzia Internazionale per le Ricerche sul Cancro di Lione-Iarc e scomparso lo scorso settembre che da sempre denunciò i rischi dell’incenerimento proponendo alternative”

Cosa disse ?

“Il 25 novembre 2005 all’inizio dell’audizione in Comune a Forlì dichiarò: “le generazioni a venire non ci perdoneranno il danno che noi stiamo loro facendo”

Ma c’è chi afferma che gli inceneritori inquinano meno del traffico automobilistico.

“Altro modo sbagliato ed assurdo sul piano sanitario di affrontare il problema. La questione dell’inquinamento dei rifiuti si compara tra sistemi di smaltimento dei rifiuti quindi inceneritori contro raccolte differenziate porta a porta e trattamento meccanico biologico o altri sistemi e si deve scegliere il meno inquinante per la salute umana. Il traffico automobilistico va comparato con diversi modelli di mobilità e così via”

Se potesse lanciare un appello alla nostra società cosa direbbe sul tema ?

“Io ho lavorato per trent’anni in un reparto di oncologia. Dobbiamo capire tutti che queste malattie terribili, malattie degenerative, oncologiche, neurodegenerative vengono per l’esposizione sempre più massiccia della popolazione degli inquinanti ambientali e dei veleni degli inceneritori possiamo farne assolutamente a meno esistendo le alternative (http://www.youtube.com/watch?v=o8De1Qt_wGU ) con riduzione, raccolta differenziata porta a porta, riciclo, compostaggio e trattamento meccanico biologico”


Matteo Incerti (Reggio nel Web 22 gennaio 2008)

martedì 15 gennaio 2008

Muoversi in città: la bici sfida l’auto e... vince!






REGGIO EMILIA - L’utilizzo della bicicletta vince su quello dell’auto sotto tutti in punti di vista. A dimostrarlo una vera e propria “corsa” in città tra pedale e quattro ruote a motore. La “sfida” si è svolta dalla periferia cittadina al centro storico. Il risultato? Nelle ore di punta, nel raggio di 4-5 chilometri, dove la maggioranza della gente si muove nel percorso casa-lavoro in automobile, la bicicletta si dimostra il mezzo di trasposto migliore per velocità, convenienza economica, inquinamento evitato e …perché no, pure calorie bruciate.
L’abbiamo provato di persona, compiendo 5 percorsi diversi, proprio in occasione delle ore di punta. Sia in auto che in bicicletta. E il risultato per tutti è il medesimo: vince la bicicletta.
Guardiamo di seguito nel dettaglio i singoli percorsi.
Da Rivalta a Piazzale Fiume (5,6 chilometri): Dal punto di vista temporale la sfida è terminata pari tra auto e bici: diciassette minuti per entrambi. L’automobile è partita alle 8:17 dalla rotonda di Rivalta ed è arrivata alle 8:34 in Piazzale Fiume di fronte al Campo Tocci tra semafori rossi, ingorghi e colonne, ma anche qualche accelerata in zone più libere dal traffico. In totale l’auto ha percorso 5 chilometri e seicento metri. La bici ha percorso il tragitto nello stesso tempo ma attraverso un numero maggiore di chilometri avendo utilizzato la pista ciclo-pedonale del Crostolo. Un tuffo nella natura (ed in discesa il che non guasta mai,) ma che ha allungato il percorso di due chilometri.
Da Pieve Modolena a Piazza del Monte (3.6 chilometri circa). Da Pieve in via Fratelli Cervi fino a Piazza del Monte la bicicletta ha stravinto. Approfittando della pista ciclabile che costeggia tutta la via Emilia e del fatto di poter attraversare il centro senza problemi il tragitto è stato percorso in 9 minuti e mezzo. Per l’automobile invece nell’ora di punta delle 12:30 è stato un vero e proprio calvario. Sedici minuti per arrivare al parcheggio di piazza Vallisneri più altri tre a piedi dopo il parcheggio per giungere nel cuore di Reggio con arrivo alle 12:49. Totale 19 minuti. Unico svantaggio per la bici, qualche insopportabile “sbuffata” di gas di scarico di autocarri diesel. Anche se va detto che diverse ricerche indicano che l’aria che si respira in auto, trattandosi di particelle sottili, è la stessa che si respira fuori.
Da Rosta Nuova a Piazza del Monte (2.1 chilometri) L’automobile ha decisamente perso la sfida in questo percorso cittadino. Dalla rotonda in fondo a via Manara fino a Piazza del Monte, partendo alle 8:10 di mattina, l’auto ha impiegato un quarto d’ora, di cui dodici minuti sul mezzo e tre per il percorso dal parcheggio alla piazza. La bici, approfittando anche di diversi semafori verdi, è riuscita a “volare” arrivando al traguardo in sei minuti e mezzo.
Da San Lazzaro a Piazza del Monte (3.3 chilometri circa) – Anche qui niente da fare per le quattro ruote. Partendo di fronte ai padiglioni dell’Ausl al San Lazzaro sulla via Emilia, l’auto è giunta a destinazione tra colonne ed ingorghi vari solo alle 13:02. In sella alla bicicletta campo libero tramite la pista ciclabile che accosta questa parte della via Emilia e poi in centro storico. Il percorso è stato compiuto in nove minuti e mezzo.
Da Belvedere a Porta Castello (2 km)- Velocità da lumaca per l’automobile su questo percorso che parte da via Martiri della Bettola alle 8:20 e arriva a Porta Castello 7 minuti più tardi. La bicicletta, approfittando anche del dislivello tutto in discesa e della ciclabile lungo viale Umberto, è invece arrivata a destinazione in poco meno di 5 minuti.

Matteo Incerti
( Resto del Carlino 15 gennaio 2008 - Reggio nel Web 15 gennaio 2008)