giovedì 12 agosto 2010

"Col mio paracadute di guerra quella ragazza fece l'abito di nozze"


IL 27 MARZO 1945 a Botteghe d’Albinea suonando la cornamusa, lanciò l’assalto alla Va sezione del comando generale tedesco in Italia. Tre giorni prima lo scozzese David Kirkpatrick, al tempo 19 anni, si era lanciato, indossando il kilt, ai piedi del monte Cusna e aveva regalato il suo paracadute ad una famiglia della zona che lo aveva ospitato. «La figlia della famiglia che mi ospitò si doveva sposare — racconta ora l’ex militare — e la seta era utile per l’abito della cerimonia, come ricompensa noi donavamo sempre qualcosa, così regalai il mio paracadute». Oggi a 65 anni di distanza, Kirkpatrick dalla sua casa in Scozia lancia un’appello: vuole trovare la ragazza del ’45 che andò all’altare vestita col suo paracadute.
Kirkpatrick, che prima di andare in guerra era un boy scout, era stato chiamato a partecipare a una missione speciale, l’«Operazione Tombola». Una storia che il Carlino ha raccontato il 21 marzo scorso, ritrovando cinque reduci partigiani che si sono rivisti per la prima volta dalla fine del conflitto lo scorso 25 aprile. Per sessantacinque lunghi anni il «boy scout guerriero» con la cornamusa, è rimasto una leggenda. Di lui si conosceva il cognome, ma non il nome.
Nessuno in occasione delle celebrazioni che ogni anno si svolgono ad Albinea era riuscito a contattarlo. David Kirkpatrick si era eclissato. Volutamente. «Quella notte vidi cose orrende, tanti giovani morire, tedeschi bruciare vivi nelle ville», racconta oggi. «Non ne voleva parlare neanche con me — spiega uno dei figlio di Kirkpatrick, Lee, militare della Royal Air Force britannica — non era orgoglioso, ha sofferto di lunghi traumi psicologici tutta la vita». Fino a quando il 21 giugno, caso del destino nel giorno del suo 63esimo anniversario di matrimonio, lo abbiamo ritrovato a Girvan, un piccolo paesino sulle coste scozzesi. E’ stato come trovare un tesoro fatto di umanità. Un tesoro scoperto dopo lunghe ricerche svolte grazie anche a Livio Spaggiari, un ex parà che da anni segue questa vicenda. Per convincere David a parlare però non è bastata una telefonata. Si è aperto solo dopo una lunga lettera, dove ha conosciuto il lato umano della sua storia di guerra. Il suono della sua cornamusa era rimasto nei cuori di tanti. Come un segno di vita e non di morte. Per gli abitanti di Albinea, perchè i tedeschi udendo la sua cornamusa pensarono che si trattasse di un attacco primariamente inglese e non partigiano. Così evitarono una sanguinosa rappresaglia contro i civili come testimoniano i diari del parroco di allora don Alberto Ugoletti.
I suoi compagni di battaglia si lanciarono all’assalto come poeti guerrieri. Nel cuore dei borghi del crinale del Cusna che lo accolsero per primi con i bimbi che lo inseguivano come fosse il pifferaio magico. «Sono sollevato, ora so che con la mia cornamusa ho fatto del bene – dice oggi - finalmente ho messo via tanti brutti ricordi, grazie». Ritrovare il suo paracadute diventato vestito da sposa, ora è la sua nuova missione. «Quella famiglia è ancora viva? Ci piacerebbe molto ritrovarli e conoscerli», concludono David e Lee Kirkpatrick.
MATTEO INCERTI
(pubblicato sul Resto del Carlino, edizione nazionale pagina Cronache del 12.8.2010)
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