mercoledì 8 maggio 2002

Omicidio Pim Fortuyn : il ritratto

AMSTERDAM - Pim Fortuyn, un fantasma sulle elezioni. Il 15 maggio il nome del controverso sociologo assassinato lunedì, apparirà due volte sugli schermi elettronici siti all'interno delle moderne cabine elettorali della ferita democrazia olandese. Sarà nel nome del partito denominato pannellianamente "Lijst Pim Fortyun". Si farà vedere di nuovo lì, sugli schermi degli elettori, come capolista in tutte le circoscrizioni. Forse il governo deciderà di far cancellare il suo nome tra i candidati, ma probabilmente è troppo tardi. Così ognuno dei 14 milioni di cittadini chiamati alle urne, una volta in cabina sarà di fronte al dramma collettivo che sta sconvolgendo i Paesi Bassi. Trascinata dal tragico "effetto martirio", la sua lista populista con fortissime venature xenofobe, potrebbe balzare ben oltre il 15% dei consensi della quale sino a lunedì era accreditata. Fortuyn era il leader carismatico della sua formazione. Per il futuro non si intravede una figura in grado di raccoglierne l'eredità. Ma il suo barbaro assassinio, in occasione del voto del 15 maggio potrebbe trasformare le elezioni in una sorta di referendum pro o contro la sua controversa figura. La fugace parabola del sociologo di Rotterdam, ex marxista e omosessuale dichiarato, era iniziata paradossalmente a fine gennaio, quando il "professor Pim" fu cacciato per le sue posizioni estremiste dal movimento Leefbaar Nederland, Olanda Vivibile, del quale era stato eletto segretario qualche settimana prima. "At your service", "Al vostro servizio" aveva scandito ai delegati scattando nel saluto militare. Questi a maggioranza, poco dopo lo misero "fuori servizio". Defenestrato politicamente nel clamore dei media, aveva iniziato da lì la sua scalata. Abile polemista e fine conoscitore delle tecniche comunicative, a marzo aveva raccolto il primo successo con la sua lista "Rotterdam Vivibile": 34\% dei voti, prima forza politica nella città di porto più grande d'Europa. Poche settimane dopo, il lancio della "Lista Pim Fortuyn", con gli ex compagni di partito di Leefbaar Nederland fermi a 3 seggi nei sondaggi e lui a veleggiare verso i 25 deputati. Più che ad un Le Pen o un Haider, Fortuyn era assimilabile al nostra Guglielmo Giannini o al populista belga Rossem, che nei primi anni'80 sconvolse brevemente il Belgio, per poi finire la carriera in prigione come evasore fiscale e truffatore. Abile comunicatore e populista senza freni, Fortuyn diceva di ispirarsi a Berlusconi e detestare sia "l'estrema destra, che l'estrema sinistra". Non gli piacevano nemmeno i neonazisti del Vlaams Blok fiammingo. Lo scriveva in prima pagina sul suo sito. Del resto lui, gay dichiarato dall'aspetto ed anche i modi a volte dannunziani, che in una intervista aveva dichiarato senza pudore di apprezzare l'arte del "sesso gay sadomaso, al buio con ragazzi ventenni", affermava di non volere gli islamici in Olanda nel nome dei diritti omosessuali. A giorni alterni, sempre contro l'Islam, diceva pure di difendere i diritti delle donne. Ma prendendosela un mese fa con una giornalista della Nos Tv che lo paragonava a Le Pen, l'aveva apostrofata davanti alle telecamere con un "le donne devono stare in casa a cucinare" che aveva fatto infuriare l'intera Olanda. Profeta del "pensiero semplice" e dello slogan, in una società complessa come quella occidentale di oggi, aveva conquistato l'elettorato dei ceti popolari e meno istruiti oramai schierati con lui. Tra gli studenti universitari solo il 4% rileva un recente studio, è pronto a votare le sua lista. Ma nei quartieri popolari di Amsterdam, Rotterdam circa la metà dei giovani era con lui. Innamorati dei suoi slogan : "L'Olanda è piena", "No all'islamizzazione", "Un overdose per i drogati". "Lo slogan è il ddt del pensiero" scriveva Giovannino Guareschi, ma i cittadini alle prese con le paure di chi vive nei quartieri poveri di periferia e di una società sempre più articolata, non hanno tempo per attendere risposte complesse e aspettano sempre il "salvatore della patria".
Matteo Incerti
(Gazzettino, pagine Esteri 8 maggio 2002)

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