Sul tema dell'acqua del rubinetto il giornalista Mario Pappagallo del 'Corriere della Sera' ha pubblicato un articolo riguardo a 'Troppo cloro nell'acqua di Milano e Venezia'. L'articolo è ineccepibile alla prima vista dei lettori.
Quando si affronta un argomento così delicato (dal momento che dietro al business delle acque minerali girano miliardi di euro tra imballaggi in plastica-petrolio, trasporti-carbornati-petrolio, pubblicità, risorse idriche etc) però è sempre interessante scavare tra le righe e le sigle. Senza nulla togliere a questa ricerca, sarebbe stato interessante informare i lettori ad esempio che il Centro Europeo Ricerche Acque Minerali-CERAM citato nell'articolo svolge attività di consulenza . Come si legge nel sito del Ceram le "Le attività di consulenza specialistica e burocratica sono rivolte alle aziende che operano e/o aspirano ad entrare nel settore delle acque minerali e termali". Aziende che certamente non 'tifano' per l'acqua del rubinetto.
Il CERAM stesso diretto dal professor Massimiliano Imperato come si legge nel sito internet lavora "Insieme a Gruppi di Ricerca e Università In ambito comunitario il CERAM ha assunto il ruolo di chairman del settore delle risorse idriche minerali e termali, nell'ambito del gruppo di lavoro sulle Certificazioni di Qualità Europee Uso Risorca Acqua". Inoltre nel svilupa partnership "Insieme ad Aziende e Industrie. La stretta collaborazione tra CERAM e la "Ricerca e Sviluppo" delle imprese, produce innumerevoli esempi di miglioramento e potenziamento sia dei prodotti e delle offerte aziendali, sia della corretta divulgazione scientifica".
Sputtanare la concorrenza (acqua del rubinetto) sicuramente migliora le offerte aziendali...
Ma non è finita. Il CERAM ha organizzato nell'ambito del 1° Salone Internazionale 'Vivere in' dei Centri Benessere (che vede tra i partner Mineracqua, la lobby industriale dei produttori di acque in bottiglia e nel Comitato d'Onore ), il primo Premio Europeo Qualità Acque Minerali, premio leggiamo che "scaturisce dallo studio scientifico di tutti i parametri qualitativi delle acque minerali imbottigliate in Europa".
Senza nulla togliere alle ricerche citate e sul fatto che le reti idriche vadano migliorate, sarebbe stato interessante far conoscere anche questi aspetti sopracitati e magari scrivere ed informare contestualmente delle conseguenze ambientali e d'inquinamento causate dal business dell'acqua in bottiglia, specie in plastica.
Oppure i carburanti per i trasporti, la plastica sprecata/utilizzata o peggio bruciata non inquinano e non causano potenzialmente gravi malattie anche mortali ?
1 commento:
Nulla di nuovo sotto le suole delle scarpe: fango e traghettini vari (*). Una mano lava l'altra... mafia e omertà sono ovunque.
Vedo che nel committee del CERAM ci sono anche due colleghi dell'U. di Parma, OK, OK, esperti di termalismo....
Certamente i profitti per i venditori di acqua sono inferiori a quanto si potrebbe pensare: dopo tutta quella pubblicità, dopo tutti i foraggi alle lobby, ... poveretti, dovrebbero aumentare i prezzi.
Consiglio stampa e lettura del pregevole vademecum a http://www.mineracqua.it/pdf/10_regole.pdf (si noti in particolare il punto 9).
Resta il quesito: perché la gente spende cifre folli per bere una roba uguale a quella che esce dal rubinetto di casa? Risposta: la gente ha la percezione che non sia la stessa roba, e in parte è purtroppo vero.
Enìa faccia qualcosa di coraggioso, ammesso che possa: offra un kit per analizzare (solo alcuni parametri, tra cui quelli organolettici che incidono su 'sapore' e 'durezza') l'acqua che esce dal rubinetto di casa e, analogamente, promuova e agevoli l'installazione/manutenzione di depuratori a osmosi inversa.
I venditori di acqua a mille lire al litro fanno promozione. Ma Enìa...?
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* What do you expect from a Commission which refuses to reveal who is getting their fat little contracts and hides the real reason they won’t be tough on lobbyists: because one day they want to be rich lobbyists and avoid conflict of interest appearances before they do. How bad is it?
Monica Frassoni, a Member of the European Parliament from Italy and the Greens Party, said they’ve counted at least 30 staff members at the European Commission getting paid by big companies to do their bidding and be their moles.
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