mercoledì 23 luglio 2008

Piu' case e piu' cemento: un male per tutti



REGGIO EMILIA - Cemento in crisi ? Non puo’ che fare bene alla società”. A sostenerlo è Marco Montanari, docente all’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale di Milano ed osservatore elettorale per la Commissione Europea e Osce.

Montanari perché a suo avviso i maggiori problemi in Italia sono stati causati dalla cementificazione selvaggia del territorio ?

Partiamo da un dato di fatto comune a molte città italiane che in questi ultimi anni hanno avuto un boom edilizio enorme. Ricordo il caso eclatante di Reggio Emilia che ha avuto negli ultimi cinque anni una crescita dei volumi edificatori 5 volte superiore quello di Bologna e ricordiamo che siamo in pianura padana nella zona più popolata ed inquinata d’Europa dove il territorio dato è quello, non si può…allargare
Cosa è successo a Reggio Emilia ?
Mantenendo inalterato il territorio, la popolazione ha iniziato a crescere in maniera vertiginosa, arrivando 170.000 abitanti per il capoluogo in pochissimi anni, clandestini inclusi che la Caritas di Reggio stima prudenzialmente in circa 6.000 unità. Ai tempi di quella che veniva chiamata la “Reggio felix” per una crescita del genere ci volevano 15 anni”

Ed in tutto questo fenomeno di crescita incontrollata come si inserisce la cementificazione ?“

Tutto questo fenomeno è stato avviato da quello che chiamo “il sacco di Reggio”, cioè dalla cementificazione selvaggia del territorio basata sull’idea che l’amministrazione locale dovesse far cassa facendo costruire a più non posso”
A che cosa porta questa politica ?
“La cementificazione del territorio è un’attività ad alta intensità di capitale, ci vogliono grandi investimenti e relativamente poca manodopera e dequalificata. Mentre al contrario ad esempio la ristrutturazione e l’investimento sul risparmio energetico e l’efficienza con il recupero di vecchie abitazioni che sprecano energia sarebbe una attività che coinvolgerebbe moltissimi professionisti qualificati”
Sempre tornando a Reggio Emilia, sua città natale, cosa è successo ?
La cementificazione, qui come altrove, è affamata di manodopera dequalificata a anche di lavoro in nero, sfruttamento, caporalato, riciclaggio di denaro sporco della criminalità. Di pari passo a Reggio Emilia la cementificazione ha portato all’esplosione del fenomeno dell’immigrazione. Dai dati del Comune a maggio di quest’anno i residenti extracomunitari in città erano il 13,92% otto anni fa erano il 5,41%. Questo ha portato a parità di territorio ad avere più inquinamento, traffico, criminalità, degrado sociale, meno benessere per tutti , guerre tra poveri, crescita della xenofobia e la crisi gravissima dei servizi sociali che sono strutturati per una città benestante di 130.000 abitanti. Adeguare i servizi sociali, visto che ogni cittadino ne ha diritto, significa far andare fuori controllo la spesa pubblica.

Lei sembra parlare in modo critico del fenomeno dell'immigrazione

“Gli immigrati sono le prime vittime del fenomeno di inseguire il falso “mito” del PIL.L’immigrazione di massa in realtà è causata proprio da coloro che propongono a livello politico ede economico questo modello di pseudocrescita illimitata e che sono poi i primi ad urlare “stop agli stranieri”

Ma l’immigrazione non è necessaria per l’economia ?

Per sfatare questo mito invito alla lettura dell’ultimo rapporto sull’immigrazione redatto dalla Camera dei Lord di Londra. La sintesi di questo studio è. L’immigrazione di milioni di persone non è una risposta ai problemi delle società contemporanee. Anzi si dimostra che si crea una guerra tra poveri , dove l’economia , la società ed i lavoratori ne risentono tutti”

A suo avviso cosa si puo’ fare ?

“La ricetta è la decrescita. Significa più posti di lavoro qualificati con l’applicazione di nuove tecnologie per il risparmio energetico, le fonti rinnovabili, il recupero di edifici esistenti senza sprecare ulteriore territorio. Descrecita significa meno traffico, meno sprechi ,meno rifiuti, meno consumi energetici e quindi maggiori risorse di cui disporre, meno inquinamento, più benessere e qualità della vita e stop allo sfruttamento dei paesi più poveri. Cose che sosteneva anche Robert Kennedy. Pil e benessere non sono legati”I

In molti sostengono che sia una teoria anti-industriale

“Al contrario. Prendiamo l’edilizia. Non si propone la morte del settore. Ma che cambi pelle e che dalla quantità passi alla qualità investendo su risparmio, efficienza, recupero, restauro, fonti pulite e rinnovabili. Non su nuove costruzioni e sprechi energetici e di materie”

(intervista di Matteo Incerti pubblicata sulla rivista VALORI numero 61 luglio/agosto 2008).

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