Lo ha presentato Anida-Confindustria. Raccolta differenziata "minimizzata" per realizzare 50 nuovi forni (8 in più in Emilia Romagna) con investimenti di 10 miliardi di euro pubblici. Per differenziata e compostaggio investimenti 6 volte inferiori.
ROMA -Ritorna alla carica la lobby degli inceneritori. Lo fa con un vero e proprio piano industriale per realizzare ben 50 nuovi forni da qui al 2020. A presentare quello che viene chiamato con nome in ‘codice’ PNT (Piano Nazionale Termovalorizzatori), l’Anida, l’associazione nazionale imprese difesa ambiente di Confindustria, che dispetto al nome raggruppa attorno a se le maggiori imprese costruttrici d’impianti d’ incenerimento che , ricordiamolo, dalla legge sono classificati come “impianti insalubri di prima classe”. Il piano è stato presentato lunedì scorso a Roma dai vertici di Anida a dispetto anche delle recenti normative europee che prevedono che l’incenerimento sia comunque al penultimo posto nella gerarchia d’interventi
delle politiche dell’Unione Europea come viene chiaramente indicato anche da fonti d’informazione confindustriali (Sole 24 Ore Clicca qui) come “il riciclo è meglio degli inceneritori”. Per Anida l’Italia nei prossimi anni dovrebbe arrivare a bruciare il 40% dei rifiuti (la Germania dati resi noti anche da Enel nel 2006 ne bruciava il 22%).
Evitando qualsiasi tecnologia alternativa all’incenerimento come ad esempio il Trattamento Meccanico Biologico (che riduce selezionandoli ed essidcandoli a freddo di per sé del 30-40% i rifiuti indifferenziati che riceve) o l’implementazione di Centri Riciclo come quelli partiti in provincia di Treviso che ricavano sabbie sintetiche e plastiche per edilizia dagli scarti non riciclabili. Tutte scelte queste che oltre ad essere più convenienti a livello ambientale come indicano diversi studi comparati, lo sono a livello economico per le tasche di cittadini ed imprese (escluse naturalmente quelle che costruiscono inceneritori o sono collegate ad esse ).
Se per l’Unione Europea riduzione, riciclo, compostaggio altre forme di trattamento vengono prima nelle priorità d’intervento degli inceneritori (clicca qui) Anida propone da qui al 2020 di investire 10 miliardi di euro per costruire 50 forni. Con 7 miliardi di euro pubblici da qui al 2015 per i primi 35 nuovi inceneritori ed al 2020 altri 3 miliardi di euro per i restanti 15. Ricordiamo che l’Italia ha già 51 termodistruttori di rifiuti. E la raccolta differenziata e compostaggio ? Per loro solo le ‘briciole’.
Da oggi al 2015 Anida-Confindustria propone investimenti pubblici di 200 milioni di euro l’anno contro 1 miliardo di euro anno per costruire inceneritori. Entro il 2020 100 milioni di euro anno contro investimenti pubblici di 600 milioni di euro anno per altri forni. In pratica si investe 5/6 volte di più sugli inceneritori che se tutto il resto che è preferibile sia a livello legislativo europeo che per scelte ambientali alla combustione di rifiuti.
Raccolta differenziata “minimizzata”
Nonostante oramai migliaia d’esperienze, dimostrano come con riduzione e raccolta differenziata porta a porta con tariffa puntuale per cittadini ed imprese, si possano raggiungere in poco tempo anche percentuali che variano dal 65% all’85% di materiali riciclati , nonostante una legge nazionale chieda il 65% di differenziata minimo entro il 2012, nonostante le più avanzate politiche in materia che si stanno attuando negli Stati Uniti puntano a “Rifiuti Zero”, il piano Anida prevede di estendere la raccolta differenziata, solo quel poco che renda possibile la realizzazione di nuovi inceneritori. Qualche esempio. L’Emilia Romagna oggi ricicla il 33,3% (dati 2006) per Anida da qui al 2015 deve salire solo fino al 40%. Il Veneto che è una delle regione che brucia meno in Italia è già al 50% salga solo fino al 60% di differenziata. La Lombardia dal 43% passi nei prossimi 7 anni al 50%. Tutte le Regioni del centrosud poi non superino il 35%.
I FORNI – L’intento è chiaro permettere al realizzazione di nuovi inceneritori invece di chiuderne generalizzando la raccolta differenziata porta a porta, compostaggio e trattamento meccanico biologico. Il piano Anida prevede comde detto 50 nuovi inceneritori da 165.000 tonnellate annue bruciate nei prossimi anni da qui al 2020. Dove ? 4 in Liguria,13 in Campania, 7 nuovi in Lombardia, 8 in Emilia Romagna, 12 in Sicilia, 7 in Piemonte, 1 in Val d'Aosta, 1 in Trentino, 5 in Veneto,2 in Friuli Venezia Giulia, 9 in Toscana, 2 in Umbria, 4 nelle Marche, 3 in Abruzzo, 1 Molise, 9 in Puglia, 1 Basilicata, 3 in Calabria, 3 in Sardegna.
Matteo Incerti (pubblicato su ReggioNelWeb.it n. 279 del 22/7/2008 )
ROMA -Ritorna alla carica la lobby degli inceneritori. Lo fa con un vero e proprio piano industriale per realizzare ben 50 nuovi forni da qui al 2020. A presentare quello che viene chiamato con nome in ‘codice’ PNT (Piano Nazionale Termovalorizzatori), l’Anida, l’associazione nazionale imprese difesa ambiente di Confindustria, che dispetto al nome raggruppa attorno a se le maggiori imprese costruttrici d’impianti d’ incenerimento che , ricordiamolo, dalla legge sono classificati come “impianti insalubri di prima classe”. Il piano è stato presentato lunedì scorso a Roma dai vertici di Anida a dispetto anche delle recenti normative europee che prevedono che l’incenerimento sia comunque al penultimo posto nella gerarchia d’interventi
delle politiche dell’Unione Europea come viene chiaramente indicato anche da fonti d’informazione confindustriali (Sole 24 Ore Clicca qui) come “il riciclo è meglio degli inceneritori”. Per Anida l’Italia nei prossimi anni dovrebbe arrivare a bruciare il 40% dei rifiuti (la Germania dati resi noti anche da Enel nel 2006 ne bruciava il 22%).
Evitando qualsiasi tecnologia alternativa all’incenerimento come ad esempio il Trattamento Meccanico Biologico (che riduce selezionandoli ed essidcandoli a freddo di per sé del 30-40% i rifiuti indifferenziati che riceve) o l’implementazione di Centri Riciclo come quelli partiti in provincia di Treviso che ricavano sabbie sintetiche e plastiche per edilizia dagli scarti non riciclabili. Tutte scelte queste che oltre ad essere più convenienti a livello ambientale come indicano diversi studi comparati, lo sono a livello economico per le tasche di cittadini ed imprese (escluse naturalmente quelle che costruiscono inceneritori o sono collegate ad esse ).
Se per l’Unione Europea riduzione, riciclo, compostaggio altre forme di trattamento vengono prima nelle priorità d’intervento degli inceneritori (clicca qui) Anida propone da qui al 2020 di investire 10 miliardi di euro per costruire 50 forni. Con 7 miliardi di euro pubblici da qui al 2015 per i primi 35 nuovi inceneritori ed al 2020 altri 3 miliardi di euro per i restanti 15. Ricordiamo che l’Italia ha già 51 termodistruttori di rifiuti. E la raccolta differenziata e compostaggio ? Per loro solo le ‘briciole’.
Da oggi al 2015 Anida-Confindustria propone investimenti pubblici di 200 milioni di euro l’anno contro 1 miliardo di euro anno per costruire inceneritori. Entro il 2020 100 milioni di euro anno contro investimenti pubblici di 600 milioni di euro anno per altri forni. In pratica si investe 5/6 volte di più sugli inceneritori che se tutto il resto che è preferibile sia a livello legislativo europeo che per scelte ambientali alla combustione di rifiuti.
Raccolta differenziata “minimizzata”
Nonostante oramai migliaia d’esperienze, dimostrano come con riduzione e raccolta differenziata porta a porta con tariffa puntuale per cittadini ed imprese, si possano raggiungere in poco tempo anche percentuali che variano dal 65% all’85% di materiali riciclati , nonostante una legge nazionale chieda il 65% di differenziata minimo entro il 2012, nonostante le più avanzate politiche in materia che si stanno attuando negli Stati Uniti puntano a “Rifiuti Zero”, il piano Anida prevede di estendere la raccolta differenziata, solo quel poco che renda possibile la realizzazione di nuovi inceneritori. Qualche esempio. L’Emilia Romagna oggi ricicla il 33,3% (dati 2006) per Anida da qui al 2015 deve salire solo fino al 40%. Il Veneto che è una delle regione che brucia meno in Italia è già al 50% salga solo fino al 60% di differenziata. La Lombardia dal 43% passi nei prossimi 7 anni al 50%. Tutte le Regioni del centrosud poi non superino il 35%.
I FORNI – L’intento è chiaro permettere al realizzazione di nuovi inceneritori invece di chiuderne generalizzando la raccolta differenziata porta a porta, compostaggio e trattamento meccanico biologico. Il piano Anida prevede comde detto 50 nuovi inceneritori da 165.000 tonnellate annue bruciate nei prossimi anni da qui al 2020. Dove ? 4 in Liguria,13 in Campania, 7 nuovi in Lombardia, 8 in Emilia Romagna, 12 in Sicilia, 7 in Piemonte, 1 in Val d'Aosta, 1 in Trentino, 5 in Veneto,2 in Friuli Venezia Giulia, 9 in Toscana, 2 in Umbria, 4 nelle Marche, 3 in Abruzzo, 1 Molise, 9 in Puglia, 1 Basilicata, 3 in Calabria, 3 in Sardegna.
Matteo Incerti (pubblicato su ReggioNelWeb.it n. 279 del 22/7/2008 )
1 commento:
Ma è vero che il paino anida di confindustria è stato abrogato? ...potrebbe farci sapere qualcosa in merito? ho delle forti perplessità sul fatto che vi abbiano rinunciato, probabilemnte cambieranno la forma del piano (PNT) ma la sostanza resterà la stessa. Grazie
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