giovedì 24 luglio 2008

Una corsa nel deserto di 108 chilometri




Una corsa di 108 chilometri nel deserto del Namib, in soli quattro giorni.Tra antilopi, orici, struzzi,rocce, sabbia, savana. E' l'impresa compiutada due reggiani il 39enne Matteo Ferretti, nella vita di tutti i giornititolare della Rossi Timbri ed il 38enne Nicola Fontanesi che insieme allamadre Angela Morandi gestisce l'omonimo albergo in via Emilia San Pietro.Ferretti e Fontanesi sono appena rientrati dalla lunga marcia compiuta neldeserto della Namibia, nel cuore dell'Africa meridionale. Partiti dopoquattro mesi di duri allenamenti ed una maratona a Montecarlo, i due hannopartecipato alla '100 chilometri del deserto del Namib'. Una garapodistica estrema che unisce sport, fatica e turismo in zone inesploratedell'Africa.Trentaquattro i partecipanti provenienti da Italia, NamibiaIrlanda, Cina,Stati Uniti d'America, Austria e Germania. I due reggianialla fine hanno tagliato il traguardo a metà classifica. QuattordicesimoFerretti, figlio dell'ex rallysta 'John John' Ferretti. SedicesimoFontanesi, che negli anni '80-'90 ha giocato a football americano negliHogs, e che, finita la sua marcia, due sabati fa ha seguito il Superbowlvinto a Bologna dai 'porcellini' in diretta internet dall'Africa. Quattrole tappe di questa corsa di 108 chilometri che ha percorso zone disabitatedella Namibia che sono anche parco naturale inaccessibile all'uomo e perle quali l'organizzazione ha ricevuto un permesso speciale. «E' stata unacorsa indescrivibile - spiega Nicola Fontanesi -la fatica veniva ripagatada paesaggi da sogno». «Correvi tra sabbia, antilopi, scorpioni, rocce -aggiunge Ferretti - nonostante la fatica il paesaggio rendeva tutto piùleggero, alla fine è stata molto meno faticosa di altre maratone». Digiorno i due reggiani hanno percorso le tappe ad una temperatura media di18 gradi.«Ora in Namibia è inverno - spiega Fontanesi - si correva con ilclima ideale, sole caldo e vento gelido, di notte poi la temperaturascendeva fino a 5 gradi e faceva molto freddo». La tappa più dura, laterza, una vera e propria maratona di 42 chilometri.«Con la strana sensazione di perderti nel deserto» spiega Fontanesi che hachiuso la tappa più dura quattordicesimo in 4 ore e 18 minuti mentreFerretti è giunto sedicesimo in 4 ore e 22 minuti.I due rivelano altri particolari.a«La sera era il momento del rito dei piedi - spiega Fontanesi - ognunoaiutava gli altri concorrenti nel rimettere in sesto i piedi martoriatidalla corsa curando veschiche, levando unghie...Per fortuna io non ho maiavuto problemi». Dopo il 'pedicure' all'alba di nuovo in marcia. Con unequipaggiamento minimo in spalla. Due litri d'acqua, barrette energetiche,telo e fischietto. «L'unico modo per chiamare aiuto se qualcuno si fossefatto male era fischiare nel deserto gli assistenti di gara che erano adistanza dei tracciati di qualche chilometri sarebbero intervenuti» spiegaFontanesi. La gioia più grande ? «Arrivare al traguardo ti da unasensazione unica» dicono i due.Dopo la grande impresa Fontanesi e Ferretti pensano alla prossima impresa.«Prima di questa gara avevo giurato che avrei appeso le scarpe al chiodo -dice Ferretti - poi provato queste emozioni ho trovato nuovi stimoli».Fontanesi invece vorrebbe partecipare tra un anno alla più celebre dellemaratone estreme: «La Gobi March 250 chilometri nel deserto del nord ovestdella Cina» .
Matteo Incerti

(IL RESTO DEL CARLINO - REGGIO EMILIA 24/07/2008)

Nessun commento: